La nebbia aumenta la tossicità del particolato atmosferico

26 Febbraio 2018

Le reazioni chimiche che avvengono nella nebbia possono condurre a un’amplificazione della tossicità dell’aerosol atmosferico

 

Durante i mesi invernali, che sono quelli più critici per l’inquinamento da particolato atmosferico (PM), nell’area della Val Padana, si formano estese coltri di nebbia nei bassi strati dell’atmosfera, che finiscono per influenzare concentrazioni e caratteristiche del PM.

Per studiare il fenomeno è stato condotto uno studio dai ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, in collaborazione con i colleghi della University of Southern California e pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics.

“Le goccioline di nebbia catturano particelle di aerosol, provocandone in parte la deposizione, in parte modificandone la composizione chimica, per poi rilasciarle in atmosfera, quando la nebbia si dissipa”, ha spiegato Stefano Decesari dell’Isac-Cnr. “La nebbia può quindi agire come un reattore in grado di modificare le caratteristiche di tossicità delle sostanze chimiche contenute nel particolato atmosferico (PM), compresi molti inquinanti”.

“Da indagini tossicologiche, condotte in vitro allo scopo di analizzare lo stress ossidativo in cellule di tessuto polmonare (macrofagi) esposte a estratti di campioni di PM e di acqua di nebbia prelevati presso una stazione rurale della Val Padana, è emerso come il potenziale ossidativo, che si ritiene essere responsabile di importanti danni biologici ed associato a numerose patologie croniche, delle sostanze presenti nelle goccioline di nebbia sia più che raddoppiato rispetto a quello delle particelle di PM su cui le stesse goccioline si sono formate”, ha proseguito il ricercatore.

Decesari ha anche aggiunto: “Questo dimostra come le reazioni chimiche che avvengono in nebbia possono condurre a un’amplificazione delle caratteristiche di tossicità dell’aerosol atmosferico. La diminuzione storica della frequenza di nebbia verificatasi negli ultimi trent’anni nelle regioni del bacino padano potrebbe quindi aver portato a un miglioramento della qualità dell’aria di questi territori, confermando il complesso legame che intercorre tra cambiamenti del clima e inquinamento atmosferico”.

Fonte Cnr

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