
Una nuova alleanza europea per individuare le sostanze strategiche, tutelare la produzione interna e rendere più sicure le catene di approvvigionamento.
La Commissione europea ha ufficialmente lanciato la Critical Chemicals Alliance (CCA), un’iniziativa nata nell’ambito del Chemicals Action Plan adottato nel luglio 2025 per rafforzare competitività, resilienza e sostenibilità dell’industria chimica europea.
L’obiettivo è contrastare le difficoltà che affliggono il comparto, dalle chiusure di impianti alle interruzioni delle catene di fornitura, promuovendo nuovi investimenti in produzioni strategiche.
L’Alleanza definirà criteri per identificare le sostanze e le produzioni chimiche essenziali per l’economia dell’Unione e per settori chiave come energia, salute, difesa, elettronica e agricoltura.
Parallelamente, verrà realizzata una mappatura delle cosiddette “molecole critiche”, utile al rafforzamento del monitoraggio commerciale e dei sistemi di allerta precoce, anche attraverso l’integrazione del sistema di sorveglianza doganale dell’UE. La CCA riunisce aziende, associazioni di categoria, investitori, enti di ricerca e organizzazioni della società civile. L’adesione avviene mediante la sottoscrizione di una dichiarazione online, che impegna i membri a contribuire agli obiettivi comuni. La governance dell’Alleanza prevede un’Assemblea generale, che si riunirà almeno due volte l’anno, e uno Steering Board incaricato del coordinamento strategico, affiancato da gruppi di lavoro tematici dedicati a resilienza commerciale, innovazione e produzione sostenibile.
Dietro la creazione della Critical Chemicals Alliance c’è il piano d’azione presentato l’8 luglio 2025 dalla Commissione per rafforzare il settore chimico europeo: tra le aree chiave individuate vi sono la resilienza e il livello di parità competitiva, l’energia e la decarbonizzazione, i mercati trainanti e l’innovazione, e una serie di misure di semplificazione normativa (omnibus) finalizzate a ridurre gli oneri amministrativi. Il piano ha stimato che le misure di semplificazione – tra cui un aggiornamento delle regole sull’etichettatura delle sostanze chimiche, modifiche ai regolamenti per cosmetici e fertilizzanti, e una migliorata armonizzazione – potranno generare risparmi per l’industria dell’ordine di circa €363 milioni l’anno.
L’avvio della CCA rappresenta quindi una risposta strutturata a sfide concrete: la possibile chiusura di impianti strategici, la dipendenza dalle importazioni di materie prime chimiche essenziali e la necessità di assicurare “sovranità industriale” sull’intera filiera. Un precedente documento di sette Stati membri aveva già evidenziato che la produzione chimica europea era calata del 12 % tra il 2019 e il 2023, e che senza interventi correttivi potrebbero essere chiusi fino a 20 impianti di cracking entro il 2035 con perdita di 50.000 posti di lavoro. Dal punto di vista operativo, si prospettano investimenti coordinati tra fondi europei e strumenti nazionali, con l’intento di orientare i progetti verso le capacità produttive considerate critiche, integrare la sorveglianza delle importazioni e garantire che le infrastrutture esistenti – ad esempio gli steam-cracker e gli impianti di base – restino attive e competitive.
Per l’Italia e per altri paesi europei, l’adesione alla Critical Chemicals Alliance rappresenta un’importante occasione: partecipare attivamente all’identificazione delle molecole strategiche, orientare le priorità di investimento, beneficiare di una piattaforma di collaborazione tra industria, istituzioni e ricerca. Tuttavia, la reale efficacia dell’alleanza dipenderà dalla capacità di tradurre in progetti concreti le intenzioni programmatiche, di mobilitare risorse in tempi rapidi, e di superare le barriere legate ai costi energetici e ai contesti normativi.
In sintesi, la creazione della Critical Chemicals Alliance segna un passo politico e industriale significativo per l’Europa: non solo come strumento di difesa della produzione di un settore ritenuto cruciale per l’intera economia continentale, ma come leva strategica per garantire che il “made in Europe” della chimica resti competitivo, innovativo e sostenibile.



