Cnr, ecco qual è l’impatto del trasporto marittimo su salute e ambiente

3 Maggio 2021
trasporto

Alcuni studi effettuati dall’Oms indicano le attività marittime tra le sei maggiori sorgenti emissive di inquinanti atmosferici

Come ha dettagliato l’Ispra nei giorni scorsi, i sistemi di trasporto giocano un ruolo fondamentale nella generazione di inquinamento atmosferico e nell’emissione di gas serra, ma sarebbe un errore pensare che i problemi stiano solo nel trasporto su strada.

Lo studio Recent advances in studying air quality and health effects of shipping emissions dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce, pubblicato su Atmosphere, esamina le attuali conoscenze sull’impatto della navigazione locale nelle aree portuali comparandole con gli indicatori di salute pubblica.

Un recente studio dell’Oms individua il trasporto marittimo tra le sei maggiori sorgenti emissive antropiche (su sedici) di inquinanti atmosferici, sia gassosi sia nella forma di particolato, come ossidi di azoto e di zolfo e particolato atmosferico di diverse dimensioni. Questi inquinanti, in particolare le emissioni di anidride solforosa, provocano piogge acide e creano polvere fine che può provocare malattie respiratorie e cardiovascolari.

Certo, le ultime normative internazionali hanno portato ad una riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici, grazie alla quale si stimano, nei prossimi anni, una diminuzione di morti premature e casi di asma infantile, ma non basta; anche perché al contempo hanno veicolato un leggero aumento del riscaldamento globale.

In Europa l’impatto alle concentrazioni di inquinanti in atmosfera, come PM2.5 e PM10, le cosiddette polveri sottili, varia tra lo 0.2% ed il 14%, con i valori maggiori osservati nell’area del Mediterraneo – spiega Daniele Contini, ricercatore Cnr-Isac e co-autore della ricerca assieme alla collega Eva Merico – In Italia si hanno impatti alle polveri sottili tipicamente tra il 2% ed il 10%. Gli impatti agli inquinanti gassosi (ossidi di azoto ed ossidi di zolfo) sono anche maggiori e variano, in Italia, tipicamente tra il 5 ed il 40%, valore, quest’ultimo, rilevato soprattutto in prossimità delle aree portuali”.

Le ultime normative internazionali pongono una decisa riduzione al contenuto di zolfo nei combustibili marini, dal 3,5% allo 0,5% in massa, portando così ad una diminuzione delle emissioni di ossidi di zolfo e di particolato atmosferico.

Grazie a queste misure – conclude Contini – è possibile stimare un calo nei prossimi anni del 34% delle morti premature dovute alle emissioni navali (che rimarrebbero comunque 250 mila annue) e del 54% dei casi di asma infantile. Per contro, la riduzione del tenore di zolfo nei combustibili cambia le proprietà chimiche e fisiche del particolato emesso e quindi la sua interazione con la radiazione solare, riducendo l’effetto di raffreddamento dell’atmosfera dovuto all’aerosol emesso dalle navi e portando ad un incremento di circa il 3% della forzante di riscaldamento globale dovuta alle attività umane, con un effetto complessivamente negativo sul clima. È auspicabile, quindi, che in futuro le politiche ambientali dirette al traffico marittimo, considerino e tutelino entrambi questi aspetti, la salute e il clima”.

 

 

 

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