Francesco Buzzella eletto presidente di Federchimica

31 Ottobre 2023
FRANCESCO BUZZELLA - Federchimica

L’Assemblea di Federchimica, riunitasi al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, ha eletto all’unanimità Francesco Buzzella alla presidenza della Federazione nazionale dell’Industria chimica per il quadriennio 2023 – 2027.

 

Francesco Buzzella, 55 anni, è comproprietario e componente il Consiglio di amministrazione di C.O.I.M., Gruppo multinazionale fondato nel 1962, che conta 20 siti in 4 differenti continenti, di cui 10 produttivi. Nel 2022 il Gruppo ha fatturato 1,4 miliardi di euro con un totale di 1.250 addetti di oltre 25 nazionalità.

Buzzella è anche contitolare e Amministratore Delegato di Green Oleo – società quotata al mercato azionario EGM (Euronext Growth Milan) – con un fatturato di 80 milioni di euro e 75 dipendenti.
 


Dal 2017 al 2021 Francesco Buzzella è stato Presidente dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Cremona; dal 2021 è Presidente di Confindustria Lombardia; in Federchimica è componente del Consiglio di Presidenza dal 2017; è altresì componente del Consiglio Generale di Confindustria.

All’assemblea Federchimica hanno preso parte: Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Carlo Bonomi, Presidente Confindustria; Ferruccio de Bortoli, giornalista e scrittore; Marco Fortis, economista, Vicepresidente Fondazione Edison.

 

Le dichiarazioni del neopresidente

“Nel 2023 l’Industria chimica in Italia subirà un calo della produzione stimato in un -9%: è un pessimo segnale per tutto il sistema economico, sociale e ambientale”: Francesco Buzzella non nasconde viva preoccupazione sull’andamento del settore.

Con un valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro nel 2022, la chimica è la quinta industria (dopo alimentare, metalli, meccanica, auto e componentistica) in Italia, con circa 2.800 imprese che occupano oltre 112 mila addetti. Nel 2023 il saldo commerciale, pur avendo visto un parziale riassorbimento rispetto ad un 2022 segnato dall’esplosione dei costi energetici, mostra un significativo deterioramento nel confronto con il 2021.Nel 2024 si stima un recupero modesto della produzione chimica in Italia (+1%) e comunque soggetto a rischi al ribasso in relazione all’evolvere dei costi energetici e del quadro economico complessivo.

La chimica – ricorda Buzzella – è presente nel 95% di tutti i manufatti di uso comune e contribuisce ad alimentare la competitività del Made in Italy e di tutta l’Industria. La nostra capacità di innovazione e le nostre ottime performance ambientali di processo e di prodotto ci rendono, di fatto, un veicolo di tecnologia e sostenibilità per tutti i settori a valle”.
“Siamo però il settore più impattato dal Green Deal in termini normativi – prosegue Buzzella – rischiamo di perdere vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti extra-europei per adeguarci a un impianto regolatorio concepito, temo, con tempi e modalità che lo renderanno inattuabile o, peggio, nocivo per lo sviluppo nostro e delle future generazioni”.
“Gli obiettivi ambientali UE – dichiara ancora il neopresidente di Federchimica – sono certamente virtuosi, ma non potranno avere incidenza significativa sull’inquinamento globale, non potendo certo compensare la crescita delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo”.

 

“La transizione ambientale sarà impossibile da realizzare senza una chimica europea forte che fornisca innovazioni tecnologiche per sostituire progressivamente le fonti fossili, al momento ancora necessarie, ridurre le emissioni, cambiare il mix energetico. Occorre accompagnare questo delicato e importante passaggio con risorse e strumenti di sostegno, che rimettano al centro dell’agenda europea l’Industria e la sua competitività”, sostiene Buzzella.
Anche la transizione energetica, di grande rilevanza per un settore energy intensive come la chimica (che utilizza oltre il 30% dei consumi fossili in Italia, di cui il 60% serve come materia prima per la chimica di base), secondo Buzzella “dovrà essere sostenibile socialmente ed economicamente, pena il nostro progressivo impoverimento. Prezzi dell’energia troppo alti costringeranno molte delle nostre aziende a produrre fuori dall’Europa, una concorrenza sleale verso le aziende europee e anche tra i Paesi europei stessi”.

“L’attuale energy crunch è figlio di scarsi investimenti, che ci hanno reso dipendenti dai Paesi esteri; è necessario: estrarre tutto il gas disponibile in Europa e in Italia, dove l’estrazione si è ridotta a un decimo rispetto agli anni ’90; riformare il mercato elettrico nazionale armonizzandolo con altri mercati, dove il meccanismo di definizione dei prezzi rifletta più direttamente le tecnologie e i costi di produzione; semplificare gli iter autorizzativi delle fonti rinnovabili, per poterle sfruttare e incrementare al massimo, anche nella consapevolezza che sono ancora insufficienti per il fabbisogno energetico; valorizzare i rifiuti come materie prime da fonti rinnovabili con il paradigma dell’economia circolare, per ridurre le emissioni e la dipendenza dalle importazioni di materie prime”, ha concluso il neopresidente di Federchimica.

 

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